A dieci anni dalla beatificazione di Antonio Rosmini, nasce un progetto innovativo e stimolante, promosso dal Comune di Rovereto in collaborazione con il Coro Voci Roveretane.
Un gruppo di compositori di rilievo internazionale, artisti di estrazione, formazione e stile molto diversi sono stati chiamati ad interpretare pensiero e parole del filosofo roveretano.
Tra questi: Ragnar Rasmussen, Riccardo Giagni, Philiph Lawson, Gianmartino Durighello, Roberto Salvalaio…
Il risultato è una straordinaria raccolta di brani originali per coro, che presentano affascinanti peculiarita compositive: sfaccettature diverse del personaggio di Rosmini, accomunate però da una sorta di Leitmotiv, di filo conduttore, sottile ma evidente, stilisticamente curioso.
“Rosmini in musica.
Antonio, il passato nel presente”:
la musica, linguaggio universale fatto di emozioni e sentimento, diventa espressione inedita ed originale di un pensiero rosminiano ancora così attuale nella società contemporanea.
I brani composti saranno eseguiti dal coro in numerosi concerti ed incisi in un album che verrà pubblicato nei primi mesi del 2020!
Il nostro lavoro sarà presentato il 27 marzo 2020 in occasione della settimana rosminiana, a Rovereto.
Un gruppo di compositori di rilievo internazionale, artisti di estrazione, formazione e stile molto diversi sono stati chiamati ad interpretare pensiero e parole del filosofo roveretano.
Tra questi: Ragnar Rasmussen, Riccardo Giagni, Philiph Lawson, Gianmartino Durighello, Roberto Salvalaio…
Il risultato è una straordinaria raccolta di brani originali per coro, che presentano affascinanti peculiarita compositive: sfaccettature diverse del personaggio di Rosmini, accomunate però da una sorta di Leitmotiv, di filo conduttore, sottile ma evidente, stilisticamente curioso.
“Rosmini in musica.
Antonio, il passato nel presente”:
la musica, linguaggio universale fatto di emozioni e sentimento, diventa espressione inedita ed originale di un pensiero rosminiano ancora così attuale nella società contemporanea.
I brani composti saranno eseguiti dal coro in numerosi concerti ed incisi in un album che verrà pubblicato nei primi mesi del 2020!
Il nostro lavoro sarà presentato il 27 marzo 2020 in occasione della settimana rosminiana, a Rovereto.
"ARCHITETTURE MUSICALI"
Di solito quando si va ad un concerto ci si concentra sulla musica e sull'ascolto della stessa, tralasciando una parte molto importante che afferisce l'ascolto, proprio perché insita nello stesso e scontata: l'acustica del luogo e il luogo stesso. Con questa iniziativa si vuole porre l'attenzione anche sul luogo della musica conditio sine qua non per avere il miglior risultato. La parte architettonica ed acustica di un concerto è ormai scontata (per l'ascoltatore) e viene affrontata (quando lo si fa) solamente dai tecnici progettisti che devono progettare e costruire una sala che solitamente è rivolta alla musica. Con questa serie di concerti andremo alla scoperta delle chiese della città di Rovereto e con l'aiuto di professionisti qualificati scopriremo i segreti della progettazione e costruzione (chiese contemporanee) oppure capiremo il perchè e il come dei restauri di strutture molto più antiche. Scopriremo che le strutture più antiche oltre ad essere luoghi costruiti per il culto, avevano anche un'attenzione particolare per l'acustica in funzione della preghiera e del canto. I compositori al "soldo" dei loro signori mecenati si trovavano a scrivere su commissione per una particolare chiesa e spesso, come per Bach per esempio, tonalità e strumentazioni erano tarate per quella particolare acustica proprio per avere la massima resa possibile. La struttura non è dunque elemento meno importante del canto e non può esservi disgiunto, così come la posizione del coro o dell'orchestra all'interno di essa è di fondamentale importanza.
Di solito quando si va ad un concerto ci si concentra sulla musica e sull'ascolto della stessa, tralasciando una parte molto importante che afferisce l'ascolto, proprio perché insita nello stesso e scontata: l'acustica del luogo e il luogo stesso. Con questa iniziativa si vuole porre l'attenzione anche sul luogo della musica conditio sine qua non per avere il miglior risultato. La parte architettonica ed acustica di un concerto è ormai scontata (per l'ascoltatore) e viene affrontata (quando lo si fa) solamente dai tecnici progettisti che devono progettare e costruire una sala che solitamente è rivolta alla musica. Con questa serie di concerti andremo alla scoperta delle chiese della città di Rovereto e con l'aiuto di professionisti qualificati scopriremo i segreti della progettazione e costruzione (chiese contemporanee) oppure capiremo il perchè e il come dei restauri di strutture molto più antiche. Scopriremo che le strutture più antiche oltre ad essere luoghi costruiti per il culto, avevano anche un'attenzione particolare per l'acustica in funzione della preghiera e del canto. I compositori al "soldo" dei loro signori mecenati si trovavano a scrivere su commissione per una particolare chiesa e spesso, come per Bach per esempio, tonalità e strumentazioni erano tarate per quella particolare acustica proprio per avere la massima resa possibile. La struttura non è dunque elemento meno importante del canto e non può esservi disgiunto, così come la posizione del coro o dell'orchestra all'interno di essa è di fondamentale importanza.
"SI STA COME D'AUTUNNO"
1914 – 2014, cento anni. Un secolo è trascorso dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale: la Grande Guerra. Il 2014 è l’anno in cui si commemora con varie manifestazioni una delle più grandi tragedie che l’umanità abbia conosciuto; una guerra che ha coinvolto, per la prima volta nella storia dell’umanità, l’intero pianeta. Per questo abbiamo ideato uno spettacolo musicale articolato che coinvolge due cori, il coro popolare maschile Fior di Roccia, il coro polifonico Voci Roveretane e un attore di teatro, Enrico Tavernini. L’idea è quella di raccontare la Guerra attraverso le canzoni nate in trincea, le cui parole sono state scritte talvolta da poeti, talvolta da semplici soldati. Spesso le melodie usate per questi testi sono canzoni popolari provenienti da un passato ancora più lontano, conosciute dai soldati perché facenti parte di una coscienza popolare che li accomunava più o meno tutti. Ai pezzi musicali vengono affiancate delle letture di poesie, lettere, diari scritti dai soldati al fronte. Lo spettacolo è suddiviso in due parti: nella prima la Guerra è raccontata attraverso le canzoni e i testi dei soldati, nella seconda l’attenzione si sposta su chi la Guerra l’ha vissuta direttamente ma non sui campi di battaglia: mogli, figli, fratelli, genitori dei soldati. Tutte quelle persone che per loro fortuna non sono partite per il fronte e sono rimaste a casa o sono state sfollate. La loro non è una tragedia meno grande di quella dei soldati, hanno lasciato tutto e perso il loro figlio, padre, marito. Nella seconda parte si vuole porre l’accento su come queste persone abbiano vissuto il conflitto, da lontano, sole, con l’angoscia di chi sa che cosa sta succedendo e che spera non sia vero, con la preoccupazione assillante per il proprio caro. I due cori, con l’aiuto dell’attore, hanno il compito di descrivere queste emozioni, di sottolineare attraverso la musica gli stati d’animo sia dei soldati che di chi la guerra l’ha subita non sul campo di battaglia. Il coro maschile canta le canzoni nate in trincea, che soprattutto nella prima parte dello spettacolo hanno il compito di descrivere la situazione e che fungono da memoria storica sia dal punto di vista musicale - spesso infatti le melodie sono popolari - sia dal punto di vista testuale. Il coro polifonico ha il compito di commentare la storia attraverso dei brani di musica contemporanea scritta da autori nati dopo la Guerra e ancora viventi. L’interazione dei due cori è guidata dal fil rouge dei testi raccontati dalla voce dell' attore per narrare la vita di un ipotetico soldato, partito per il fronte con la “baldanza” di una gioventù che sarà rubata alla propria famiglia, ai propri amori dall’arroganza dei potenti che hanno governato quegli eventi. Testi tratti da lettere e diari, che ex post si configurano come dei veri e propri testamenti spirituali.
Federico Mozzi.
1914 – 2014, cento anni. Un secolo è trascorso dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale: la Grande Guerra. Il 2014 è l’anno in cui si commemora con varie manifestazioni una delle più grandi tragedie che l’umanità abbia conosciuto; una guerra che ha coinvolto, per la prima volta nella storia dell’umanità, l’intero pianeta. Per questo abbiamo ideato uno spettacolo musicale articolato che coinvolge due cori, il coro popolare maschile Fior di Roccia, il coro polifonico Voci Roveretane e un attore di teatro, Enrico Tavernini. L’idea è quella di raccontare la Guerra attraverso le canzoni nate in trincea, le cui parole sono state scritte talvolta da poeti, talvolta da semplici soldati. Spesso le melodie usate per questi testi sono canzoni popolari provenienti da un passato ancora più lontano, conosciute dai soldati perché facenti parte di una coscienza popolare che li accomunava più o meno tutti. Ai pezzi musicali vengono affiancate delle letture di poesie, lettere, diari scritti dai soldati al fronte. Lo spettacolo è suddiviso in due parti: nella prima la Guerra è raccontata attraverso le canzoni e i testi dei soldati, nella seconda l’attenzione si sposta su chi la Guerra l’ha vissuta direttamente ma non sui campi di battaglia: mogli, figli, fratelli, genitori dei soldati. Tutte quelle persone che per loro fortuna non sono partite per il fronte e sono rimaste a casa o sono state sfollate. La loro non è una tragedia meno grande di quella dei soldati, hanno lasciato tutto e perso il loro figlio, padre, marito. Nella seconda parte si vuole porre l’accento su come queste persone abbiano vissuto il conflitto, da lontano, sole, con l’angoscia di chi sa che cosa sta succedendo e che spera non sia vero, con la preoccupazione assillante per il proprio caro. I due cori, con l’aiuto dell’attore, hanno il compito di descrivere queste emozioni, di sottolineare attraverso la musica gli stati d’animo sia dei soldati che di chi la guerra l’ha subita non sul campo di battaglia. Il coro maschile canta le canzoni nate in trincea, che soprattutto nella prima parte dello spettacolo hanno il compito di descrivere la situazione e che fungono da memoria storica sia dal punto di vista musicale - spesso infatti le melodie sono popolari - sia dal punto di vista testuale. Il coro polifonico ha il compito di commentare la storia attraverso dei brani di musica contemporanea scritta da autori nati dopo la Guerra e ancora viventi. L’interazione dei due cori è guidata dal fil rouge dei testi raccontati dalla voce dell' attore per narrare la vita di un ipotetico soldato, partito per il fronte con la “baldanza” di una gioventù che sarà rubata alla propria famiglia, ai propri amori dall’arroganza dei potenti che hanno governato quegli eventi. Testi tratti da lettere e diari, che ex post si configurano come dei veri e propri testamenti spirituali.
Federico Mozzi.
Ai sensi della Legge n. 124 del 2017, nel 2018 abbiamo ricevuto dal Comune di Rovereto:
- euro 10.454,54: per incarico realizzazione progetto "Antonio Rosmini, il passato nel presente" (bonifico ricevuto in data 22/05/2018)
- euro 2.200,00: contributi per attività ordinaria 2017 (bonifico ricevuto in data 16/07/2018)
- euro 227,27: per incarico realizzazione evento "La Rovereto di Ambrogio Rosmini" di data 16/06/18 (bonifico ricevuto in data 02/11/2018)